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IL PENTAGONO SFERRA UN RAID MISSILISTICO CONTRO UNA BASE AEROPORTUALE SIRIANA VICINO HOMS. E’ UN ATTACCO DIRETTO CONTRO DAMASCO E UN ATTO DI GUERRA TERRORIZZANTE CONTRO OGNI ALTRO PAESE INDIPENDENTE.
I LAVORATORI E I GIOVANI DEL MONDO INTERO MANIFESTINO IL LORO SDEGNO E ODIO CONTRO LA CRICCA DI POTERE STATUNITENSE E LE MACCHINE DI GUERRA IMPERIALISTICHE E STATALI IN NOME DELL’INTERNAZIONALISMO PROLETARIO.
Alle 2,45 del 7 aprile, due potenti navi della flotta americana di stanza nel Mediterraneo orientale, la “Ross” e la “Poster”, hanno lanciato dalle acque di Tripoli del Libano 59 missili Tomahawk distruggendo la base militare siriana di Shayrat fulminando 7 militari e 9 civili. La “Casa Bianca”, giustificando il raid come rappresaglia nei confronti del presunto uso da parte dell’aviazione siriana di gas tossico (il Sarin) nel bombardamento del 4 a Khan Sheykhun con 75 morti tra cui molti bambini, ha dichiarato con sprezzante arroganza – smentendo l’accampata giustificazione – che è <un segnale per tutti>.
Il raid è certamente un atto di forza diretto dagli Stati Uniti contro il governo di Damasco capeggiato da Bashar Al Assad. Ma è inoltre una dichiarazione contro tutti i paesi ostili e/o critici della superpotenza. E segna tra l’altro un ricompattamento col richiamo al Pentagono dei <professionisti>, ossia con la nomina di James Mattis a segretario alla difesa e di Rox Tillerson a segretario di Stato, dell’ala repubblicana-conservatrice guerrafondaia, che ha sorretto le gesta bellicose di Bush junior dopo l’11 settembre 2001. E manda un presagio funesto di bellicismo catastrofico.
La viltà davanti alla forza non è mascherabile. Il Presidente del Consiglio in carica, belando che il raid è legittimo, ha spolverato in retromarcia la <possibilità di trattare>, che l’atto di genuflessione esclude in partenza; mentre il ministro della difesa non ha badato a parole senza senso sproloquiando che lo “choc” della risposta di Trump alle <ripetute violazioni> di Assad è una occasione, per cercare un punto di equilibrio di stabilizzazione della Siria. Ma se si passa dai rappresentanti di governo a quelli di opposizione (M5S, Lega, ecc…) la confusione, la subalternità, il servilismo non sono inferiori. Se i primi tirano il carro a Trump, i secondi spingono quello di Putin. Cotanta è la <dignità> di questi e di consimili politicanti affaristici.
Tutti i belligeranti dello scenario: imperialisti, potenze regionali, nazional-statali, eserciti confessionali, sono nemici del massacrato e disperso proletariato siriano e mediorientale. Non può esserci scampo per i lavoratori, per i giovani e giovanissimi, se non prendono la via della rivolta contro tutti questi <signori della guerra> della spartizione dell’oppressione, e per i propri interessi di classe.
Chiamiamo pertanto i lavoratori, i giovani e giovanissimi, a sabotare ogni tipo di militarismo reazionario, a sollevarsi contro ogni macchina di guerra e ogni cricca di potere; a costruire in ogni paese il più vasto fronte proletario a difesa della propria esistenza e sviluppo sociale. Facciamo altresì appello alle avanguardie rivoluzionarie a collegarsi reciprocamente a stringere legami operativi e formare il “fronte rivoluzionario mediterraneo-europeo” per prendere il bandolo della matassa mediorientale europea e mondiale, organizzare le forze per abbattere il capitalismo e cambiare il mondo.
Milano, 8 aprile 2017 L’Esecutivo Centrale di RIVOLUZIONE COMUNISTA